Veleni ed Elisir

Avere una buona reputazione è anche questione di lettura del contesto organizzativo,  strategia della comunicazione e fiducia. Una buona reputazione si costruisce, è conseguenza  di un fine lavorio continuo, è più vicino all’opera d’arte fatta di tecnica, mestiere e ispirazione  che non alla pura conseguenza del proprio modo di essere. A tal fine è utile conoscere le  logiche e le tattiche sottostanti.

Il saper gestire la propria reputazione, leggerla dai segnali deboli e costruirla (ri-costruirla) con arte, contribuisce a sostenere gli individui nel muoversi con efficacia in organizzazioni  complesse in modo appropriato alle sfide.

Quella giusta

Sbagliando s’impara?

Spunti di riflessione da errori e fallimenti memorabili

Perché si sbaglia? Come si sbaglia? Si sbaglia in modi diversi in ambiti diversi (nella scienza,  nel mondo aziendale, nella comunicazione)? E che cosa hanno in comune gli errori che  portano a un tragico incidente aereo, quelli che conducono al fallimento di un nuovo prodotto  o di una potenziale innovazione, il rigore sbagliato che costa la sconfitta in una finale della  Coppa del Mondo di calcio? Dal flop dei Google Glass a quello ciclico della videotelefonia; dal  più grande abbaglio nella storia dello spettacolo al fallimento più colossale della Silicon  Valley; dall’errore di comunicazione che aprì una breccia nel muro di Berlino agli errori di  battitura costati milioni di dollari. A partire da storie avvincenti e inaspettate siamo invitati a  riflettere sul nostro rapporto con gli errori. Perché studiare gli errori, quelli capitali,  memorabili, epici o quelli più banali e quotidiani, significa parlare soprattutto del nostro  modo di guardare agli errori, di comprenderli e interpretarli come momento di crescita e di  cambiamento per noi stessi e per le organizzazioni in cui lavoriamo.

Uscire dal solco per innovarsi e riprogettarsi

L’esperienza e la conoscenza professionale e personale che si accumulano attraverso le sfide che pongono il  lavoro e di vita sono  il più  grande patrimonio del  professionista e del manager, la sua Competenza.

Da qualunque percorso di carriera provengano, esse diventano allo stesso tempo le risorse e le qualifiche che lo rendono interessante per l’impresa e sicuro agli effetti della propria autostima.

Possono però anche costituire le “àncore”, a volte dorate ma sempre limitanti, che inibiscono svolte decisive alla propria strada professionale e forse anche esistenziale.

Questo incontro  si prefigge di aiutare a lasciare il sentiero conosciuto e esplorare il mondo “out of the box”, ciò che è fuori della propria area di confort per riprogettarsi come professionista, come manager e non solo, imprimendo un nuovo vigore e nuove direzioni al proprio percorso. Con qualche rischio, ma con benefici che la via consolidata ormai non saprebbe più offrire.

È in un certo senso un programma “vietato ai minori”, perché richiede di avere maturato una profonda esperienza professionale e solidità personale. In queste condizioni dispiega la sua massima capacità di liberazione e di rinnovamento

Hai più risorse di quanto immagini

Affrontare il tema del cambiamento secondo nuove prospettive applicabili alla vita organizzativa. Come affrontare il cambiamento e seminare la passione negli altri? Come l’auto-motivazione e la passione generano più resilienza di qualsiasi motivazione esterna? Come rimotivarsi senza aspettare che la motivazione arrivi da fattori esterni? Trarre spunto dall’esperienza decennale di Pietro Trabucchi come atleta e come ricercatore al «Tor des Geants». Il primo ultratrail al mondo a superare la distanza dei 300 km da percorrere no-stop, con problematiche di deprivazione da sonno, calo cognitivo, esaurimento energetico, gestione del dolore, ci insegna come è cambiata la percezione dei limiti umani e come possiamo migliorare la nostra efficienza quotidiana. Il giusto approccio mentale abitua il corpo alla fatica e impara a risparmiare energia, anche in ufficio. La perdita di efficienza cognitiva dovuta alla stanchezza e allo stress può essere diminuita con l’allenamento. Il senso di controllo sugli eventi – all’interno di un gruppo – è influenzato dalla «leadership».

Usare tutti i nostri cervelli per fare grandi cose

Gestire paure e aspettative sul lavoro e nella vita

Scenario futuro, applicazioni pratiche e risvolti etici

Che impatto avrà l’intelligenza artificiale sulla società, sulla vita delle persone e sulle imprese? Come cambieranno le dinamiche? L’impresa nel mondo dell’Intelligenza Artificiale, l’impresa predittiva, come funzionerà? Reskilling: lavoro nel futuro o futuro senza lavoro? IA del futuro: come costruire robot di cui ci si può fidare? L’IA è fallibile? Quali i rischi di sopravvalutare e sottovalutare l’IA? Intelligenza predittiva, cognitiva, interattiva e la figura dell’ethical manager: far convivere uomo e macchine tramite paradigmi etici.

Affrontare l’ossessione al risultato con la via dell’elegante conseguimento

Oryoki è un modo di agire indissolubilmente unito ad un modo di pensare Il manager che fosse capace di Oryoki conquisterebbe quella leggerezza e quella determinazione che farebbero sì il risultato «si presenti da solo» Potremmo dire che il manager che consegue questo stato di coscienza che chiamiamo per semplicità Oryoki potrebbe permettersi (ogni azione che sia fatta entro l’Oryoki Anche se il suo conseguimento è una strada lunga e forse non adatta a tutti, il solo mettersi in cammino verso l’Oryoki è di per sé il conseguimento che si vedrà nei risultati ma soprattutto nella pace dello spirito.

Il concetto di Oryoki, di origine giapponese, è di fondamentale supporto a un intervento che tocchi l’organizzazione delle sue strutture, nelle sue procedure, nei suoi cambiamenti. Nelle imprese l’ossessivo richiamo ai risultati quando è oltre la misura corretta (per l’appunto Oryoki) produce l’effetto opposto, rallenta il conseguimento degli obiettivi economici.